Si chiama Molecular Breast Imaging (MBI) ed è una nuova arma diagnostica che si è dimostrata quattro volte più efficace in associazione all’esame tradizionale nella rilevazione dei tumori nei casi di tessuto mammario denso, più tipico delle donne giovani. In Italia non è ancora disponibile, ma stanno per partire dei test in alcuni centri di medicina nucleare
Una nuova possibile arma diagnostica per il tumore al seno. Si chiama Molecular Breast Imaging (MBI) ed è una tecnica innovativa, nota anche come scintimammografia, che secondo i medici può essere uno strumento di diagnosi efficace soprattutto per le donne che hanno un tessuto mammario denso nelle quali spesso la mammografia non riesce a identificare il tumore.
Come funziona la tecnica. Questa nuova tecnica utilizza un tracciante radioattivo che “accende” le eventuali aree di cancro all’interno del seno. Il tracciante viene iniettato nel corpo attraverso una vena del braccio. Le cellule del cancro al seno tendono ad assumere la sostanza radioattiva molto più che le cellule normali. Attraverso uno scanner di medicina nucleare si analizza il seno, alla ricerca di eventuali aree in cui si sia concentrata la sostanza radioattiva. In questo modo il tumore viene identificato più facilmente. “Si tratta dell’evoluzione di una tecnica che esiste già da anni che è la scintimammografia, ma che è poco utilizzata perché era poco sensibile – spiega Pierfranco Conte, professore di oncologia presso l’Università di Padova e l’Istituto Oncologico Veneto – . Questa nuova tecnica usa come tracciante il fluorodeossiglucosio marcato, una sostanza radioattiva. In pratica, è come una Pet limitata alla mammella e che sembra essere più sensibile rispetto alla mammografia. In Italia al momento non c’è nessuna di queste macchine, ma stanno partendo degli studi che coinvolgeranno anche centri italiani di medicina nucleare soprattutto di confronto con la risonanza magnetica che oggi viene utilizzata nel seno denso proprio perché è più sensibile rispetto alla mammografia”.
La difficoltà di diagnosi nel seno denso. Ad avere il seno denso sono soprattutto le donne giovani tra i 30 e i 40 anni che rappresentano meno del 20% delle donne con tumore. Per chi ha un tessuto mammario denso, la diagnosi è più difficoltosa. “Quando il seno è denso è meno penetrabile dalle radiazioni ionizzanti per cui la mammografia ha meno sensibilità – spiega l’oncologo – . Inoltre, dal punto di vista clinico un seno denso più difficilmente consente di apprezzare la presenza di un nodulo anche solo alla palpazione. Infine, essendo più frequente nelle donne giovani, spesso i tumori sono più aggressivi, come quelli del tipo triplo negativi, che possono crescere negli intervalli tra uno screening e l’altro”. Il seno denso è una caratteristica anche della donna in menopausa e può essere dovuto alla terapia ormonale sostituiva.
Perché l’MBI è più efficace. In uno studio condotto presso la Mayo Clinic su 1600 donne con seno denso, due tumori sono stati diagnosticati con la sola mammografia, 14 con l’MBI e tre con entrambe le tecniche. Altri dati più recenti riguardano uno studio su 2600 donne. Sono stati diagnosticati 32 tumori al seno: 8 attraverso la classica mammografia e 29 con la tecnica MBI fatta insieme alla mammografia. In pratica, questo sistema di Imaging in associazione alla mammografia è risultato quattro volte più efficace nella diagnosi del cancro delle donne con seno denso. “Con la mammografia, i tessuti delle aree dense si presentano di colore bianco che è in pratica lo stesso colore di cui appaiono i tumori. In questo modo è più difficile capire la differenza tra un’area del seno che è semplicemente densa ed una macchia che invece identifica un tumore – conclude Conte – . La differenza dell’Mbi è che si tratta di una metodica di medicina nucleare che riesce a rilevare alterazioni non solo in base alla densità del tessuto o alle dimensioni, ma anche in base all’attività metabolica e le cellule tumorali sono metabolicamente più attive”.